Scritto da: Ilaria Sara Coniglio 11-05-2017

CHILDHOOD REMAKE - Di storie, di bambini e di adulti

Gianni Rodari scrive “Non si deve mai sottolineare la sua capacità – riferendosi ad un bambino – di reagire creativamente al visibile”. Noi di Friendz, dal nostro canto, non sottovalutiamo la nostra.

«Tutti gli adulti, una volta, sono stati dei bambini. Ma raramente se ne ricordano». Childhood Remake ci chiede di farlo. E lo fa con la stessa magia con cui, da piccoli, ci dedicavamo ai nostri giochi preferiti: anziché provare a riprodurre la macchinina rossa che ognuno di noi, almeno una volta, ha trovato sul foglietto illustrativo di una sorpresa Kinder, provare a riprodurre noi stessi. O, meglio, quello che siamo stati. Aprire gli scatoloni ben riposti in soffitta e passare in rassegna i compleanni, le fronti più lisce dei nostri genitori, i sorrisi raggianti – e vivi – dei nonni, quella bicicletta che, prima di altri, ci ha insegnato a cadere e a rialzarci, una quotidianità che abbiamo avuto e che avremmo dimenticato, se non ci fosse stato qualcuno a sorreggere, davanti a noi, una macchinetta fotografica. Childhood Remake ci promette un viaggio all’indietro, ma ci impone anche un momento di silenzio: ti riconosci nella persona che eri?

Tutte le campagne fun prevedono, in qualche modo, che il friendz esprima se stesso. Ma non tutte prevedono che provi ad imitarsi nel tempo. Tutte le campagne fun prevedono che l’utente stimoli la propria fantasia. Ma non tutte prevedono di mettersi in pari con chi, in campo creativo, vince a spada tratta: il bambino. Tutte le campagne fun prevedono che, a livello comunicativo, si smuova qualcosa: il friendz si trasmette ai suoi amici sui social e lo scambio di percezioni passa per le immagini. Ma non tutte le campagne fun prevedono che il friendz  metta il suo passato al servizio del presente.

Con Childhood Remake, Friendz supera – e si supera – nei suoi propositi: 5687 utenti accolgono l’invito a sguazzare nella realtà – che, ormai, è irrealtà – dell’infanzia. Dove è facile contemplare semplicità e giustizia. Dove è normale capire che a tutto esiste un ‘perché’ ma non sempre ci è dato sapere quale. Dove è lecito accettare un mondo fantastico come unico mondo possibile. Dove «la fiaba è il luogo di tutte le ipotesi»e la ribellione è un’affermazione di vita: dal rifiuto degli omogeneizzati al calpestare ogni regola. Perché il bambino – fin dal pianto – si impone con naturalezza nel mondo. Un po’ come un friendz si fa sentire sui Social.

“Facciamo finta che…” il tempo non sia stato perso. perché passato non vuol dire perduto. Facciamo finta che – quel tempo – l’abbiamo guadagnato. “Facciamo finta che…” quella diapositiva che ci ritrae venti, trenta, quarant’anni fa non ci stia giudicando. ‘Ché quello che siamo diventati è una conquista. Facciamo finta che ci stia sorridendo e basta. “Facciamo finta che…”occhi, risate e profumi siano ancora gli stessi. ‘Ché vecchio non significa sporco. Facciamo finta che il nostro sguardo sul cambiamento, ora come allora, sia di stupore. E amore, e basta. Sì, facciamo finta che basti.

Grazie, Childhood Remake.